Di cibo, risate e tante cose belle

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Di Trippa avevo sentito parlare, un paio di anni fa, con tanto amore dalla mia amica “cucinista” Mariangela. E mai ero riuscita a trovare posto. Il fatto che lo sponsorizzasse anche quel FUoDde di Andrea, che io considero il mio spacciatore di chef alternativi, non ha fatto altro che accrescere la mia curiosità. E così trovandomi in quel di Milano per partecipare al congresso di Identità Golose, ho pensato che dovevo assolutamente riuscire ad andare. Come si suol dire, volli fortissimamente volli e, complice una raccomandazione del succitato folle nonché il mio solito stalkeraggio nei confronti del locale tutto, sono al fin riuscita a trovare posto.

Di questa serata ho un magnifico ricordo. Sarà che ero con due amici di infanzia (e quando dico “infanzia” intendo due miei compagnetti dell’asilo, giusto per capirci), sarà che provenivamo da una vineria in zona in cui avevamo dissertato di “chiamate vocazionali”, fiori psichedelici e altri traumi infantili, sarà che ci siamo ammazzati dalle risate ma, sospetto, che sia stato soprattutto l’ambiente in cui ci trovavamo. Perché Trippa è una di quelle trattorie in cui ti senti subito a tuo agio, di quei locali all’antica dove ti sembra di conoscere da anni tutto il personale pure se è la prima volta che ci vai.
L’ambiente è accogliente e… trattorioso. Cioé, come posso dire? Insomma, immaginatevi una trattoria. Ecco, vedete gli arredi? Le luci? Il tovagliato? C’è pure la cucina a vista? E allora: è lei! Cioè Trippa è proprio così: come vorreste una trattoria. I ragazzi in sala sono simpatici. Aspè, no, a dire il vero c’era anche quello un po’ ingrugnito ma alla fine, dai, non era antipatico. Comunque tutti si sono messi subito a disposizione e la cosa che ti colpisce è che si prendono subito una certa confidenza ma misurata. Cioè non esagerano come in certi posti in cui rasentano la maleducazione atteggiandosi a spiritosoni. No, con loro puoi parlare serenamente di tutto partendo dal consiglio sul menù e arrivando ai programmi per l’estate con quella familiarità giusta per parlare schiettamente senza però percepire alcuna invadenza.

E il menù, ragazzi… il menù è costituito da quei piatti che ormai non trovi più perché, anche le pseudo trattorie che li propongono, ormai li destrutturano, rivisitano, contaminano e cazzi e mazzi. Invece lì no: quello che leggi sul menù è.
E da “Trippa”, manco a dirlo, trovi la trippa! E la trovi fatta in tutti i modi (consiglio vivamente quella fritta) e di tutte le tipologie (avete mai mangiato la trippa di baccalà?). Tralasciando il fatto che, con la scusa di dover assaggiare un po’ di tutto, abbiamo mangiato per cinque pur essendo solo tre, io credo che la cosa che ci abbia reso ancora più simpatici e più tripposi (considerato che “avere il trippo” in palermitano vuol dire essere in quello stato stupidino in cui si ride per qualsiasi cosa e si scherza su tutto, mi pare perfetto, anche se inizialmente intendevo dire “tipi da Trippa”…) sia stato il fatto che le due donne del tavolo abbiano ordinato le cose più “camioniste” che ci fossero in menù. Così, fedele al patto di citare il mio piatto “Mmmmm”, tralascerò per questa volta il fegato cotto nella rete e cosparso di quella cremina segreta al formaggio che lo rendeva tanto godurioso, per parlarvi della fregola al ragù di agnello e pecorino. Che poi parlarvi… ma cosa potrei aggiungere se non che ce ne siamo divisa una in due ma ne avrei mangiato almeno tre tutte da sola? La cottura della fregola perfetta, l’agnello delicatissimo e il pecorino per nulla salato. Questo trio creava un connubio così perfetto che poteva essere eguagliato solo dai tre commensali tripposi.

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Concludo con una dichiarazione di felicità per aver conosciuto Diego che aspetto a Palermo per fargli mangiare tante belle cose porcheriose come da promessa, Pietro con cui abbiamo amabilmente conversato di ristoranti e vini dandoci consigli come due vecchie comari, Gianni fotografo alla ricerca dell’omeopata miracoloso (chissà che questo post non faccia le veci di un appello!) e la ragazza di cui – chiedo venia! – non ricordo il nome che ci ha fatto morire con la sua parlata multi-dialettale.
Noi torneremo presto ma voi vedete di venire a Palermo prima!

Trippa – Trattoria
Via Giorgio Vasari, 1
Milano
Tel. 327 6687908
www.trippamilano.it
Chiuso domenica

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